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Business dei videogame: vale 43 miliardi di dollari. Si gioca soprattutto sugli smartphone

Esiste un’industria che macina miliardi, pur essendo relativamente molto giovane. Parliamo del business dei videogiochi, eredi dei flipper, dei calciobalilla e dei juke-box.

Le origini di questo business

La storia comincia negli anni Settanta negli Stati Uniti con i primi videogiochi arcade, con pulsanti e di solito a una o due leve. Ma all’epoca nessuno poteva immaginare qualche travolgente evoluzione avrebbero avuto, tanto da catturare l’interesse di miliardi di videogiocatori in tutto il mondo. Nel 2018 sono stati spesi 43.5 miliardi di dollari nel mercato gaming, per lo più concentrati sui contenuti che non su hardware e accessori.

Il business vero cominciò a crescere e maturare con la comparsa delle prime console casalinghe, durante gli anni Ottanta. L’americana Atari e le giapponesi Nintendo e Sega svilupparono i loro aggeggi da collegare alla tv di casa che funzionavano a cartucce. I due decenni successivi sono stati quelli del boom del business videoludico, con la nascita (e spesso anche la morte) di numerose console e di aziende produttrici di videogiochi sempre più elaborati e sempre più perfetti dal punto di vista delle trame, della grafica e dei meccanismi di gioco. E l’avvento di internet ha concretizzato l’ultima evoluzione, quella del gioco multiplayer online. Quest’ultimo ha concretizzato l’ultimo step, quello che ha portato alla conquista degli utenti di tutto il mondo.

Il 60% preferisce lo smartphone

Ma se la guerra delle console continua, al momento i vincitori sono gli smartphone. Da un  recente studio condotto dalla ESA emerge che, almeno negli Stati Uniti, gli smartphone stanno dominando sempre di più il settore dei videogiochi. Il 60% dei videogiocatori lo fa con il proprio telefonino, il restante 40% si divide tra PC e console. Esiste dunque un gap up down a favore degli smartphone. Il videogiocatore medio negli Stati Uniti ha 33 anni e spende molto per i contenuti: il 20% in più rispetto a un anno fa e l’85% in più rispetto al 2015.

Un business dorato, che peraltro ha ancora enormi potenziali di sviluppo. Non a caso Apple lancerà presto la sua Apple Arcade, un servizio in abbonamento che permetterà ai giocatori di pagare un canone mensile e di avere accesso a centinaia di giochi nuovi ed esclusivi su iPhone, iPad, Mac e Apple TV, perché ritiene che si siano segnali affidabili che il mercato continuerà a svilupparsi anche in futuro. L’azienda ha investito già 500 milioni di dollari per aiutare gli sviluppatori a creare giochi di qualità.

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