Oltre a giocare un ruolo cruciale per la ripresa economica post-Covid, la Banca centrale Europea gioca anche una partita parallela con le altre banche del Vecchio Continente. Il motivo è semplice: da quando anni fa ha deciso di applicare tassi negativi sui depositi, ha creato una situazione che fa contrariare molti istituti (specie quelli tedeschi) e rende contenti altri.
La BCE e il rapporto con le banche europee
Era una scelta che, data l’analisi fondamentale dell’economia di allora, era assolutamente inappuntabile.
Trattamento non omogeneo
Tuttavia, è stata una decisione che ha creato molti malumori.
Le banche in sostanza devono pagare una “tassa” che ammonta a ben 34 miliardi di euro, per tenere parcheggiato il denaro presso la BCE. Tanti infatti sono i versamenti fatti dal giugno 2014 alla Eurotower come interessi negativi. Solo nel 2020, questa cifra ha toccato un record di 8,5 miliardi.
Banche tedesche irritate
Il punto è che questo esborso non è uniformemente distribuito. Le banche tedesche e francesi se ne sobbarcano il 60%, e ciò finisce per intaccare i loro bilanci. Il loro indicatore ADX punta al ribasso e per questo motivo la BCE non gode di grande popolarità presso gli istituti tedeschi (molti dei quali hanno poi scaricato tale costo sui clienti).
Per altre banche, come le italiane, l’effetto negativo invece è compensato dai proventi legati ai finanziamenti Eurotower. Questi ultimi vengono concessi a condizioni specularmente convenienti, visto che il tasso d’interesse che può scendere anche fino a -1%. Questo fa sì che le banche generino utili, che in media arrivano quasi a pareggiare l’effetto precedente o addirittura superarlo.
Ma anche questo scenario è disomogeneo. Questo tipo di finanziamenti infatti è stato concesso in modo particolare gli istituti del Sud Europa. Grecia, Italia, Spagna e Portogallo ne traggono grandi benefici, i tedeschi no, come le banche francesi e olandesi.