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Banche sotto pressione, il Covid-19 appesantisce i bilanci e deprime le quotazioni

Il mondo della banche sta attraversando una fase durissima, col timore che possano esserci ben presto numerose richieste di salvataggio. Tutto è legato alla pandemia di Covid-19, che ha mandato in crisi l’intero sistema economico globale. Anche le prospettive per le banche sono legate al virus, a quanto durerà ancora questa disruption e dall’ampiezza della risposta dei governi.

Bilanci delle Banche alla prova del Covid-19

Fortunatamente, anche se i rischi sono molto elevati, è ancora da ritenere poco probabile l’ipotesi che ci sia bisogno di un salvataggio di ampio raggio per tutto il settore. Ma qualche caso di crisi profonda ci sarà di sicuro, anche perché finora gli interventi di governi e banche centrali non sono riusciti a placare i timori dei mercati. Quello che servirebbe possono darlo solo i medici e ricercatori: un vaccino o una cura, ma ci vorrà parecchio tempo, forse alcuni mesi.

L’impatto del Covid sulle banche è stato forte, e si riflette nell’andamento in borsa del settore. L’indice MSCI Europe ha reso -33,7% ad oggi nel 2020 e in particolare il sottoindice bancario ha registrato -43,5%. Il calcolo dell’indicatore RSI evidenzia un forte segnale di ipervenduto, e la situazione non sembra regalare squarci di ottimismo. Gli effetti a lungo termine dipendono dal fattore “tempo”. Se la disruption durasse settimane e non mesi, potremmo assistere ad una ripresa sostanziale. Ma occorrerebbe pure una azione efficace di governi e banche centrali, tale da ridurre l’impatto della crisi sugli utili delle banche nel 2021 o nel 2022.

Il pericolo concreto di una frenata prolungata

Se il rallentamento invece sarà prolungato, allora l’attuale situazione potrebbe portare molte banche ad avere bilanci in forte perdita. Guardando alla quotazione di molti titoli del settore, sembra proprio che il mercato stia già anticipando questo scenario con una probabilità elevata.

Quello che occorre evidenziare è che le condizioni del settore bancario di oggi, siano diverse da quelle che caratterizzarono l’ultima grande crisi finanziaria, quella del 2008. L’analisi fondamentale evidenzia infatti che lo stato di salute infatti che c’era in partenza è infatti molto migliore di allora (per fortuna), perché le banche hanno alti livelli di capitalizzazione e solidi buffer di liquidità. Inoltre molti istituti si trovano in una posizione migliore per gestire la crisi rispetto alle altre.