Sembra non avere fine la crisi dell’Argentina. L’accordo sulla ristrutturazione del debito – faticosamente raggiunto dopo mesi durissimi di trattative – sembrava poter aprire nuovi scenari meno cupi per Buenos Aires. Evidentemente non è andata così. I nuovi bond sovrani sono infatti andati subito ko sul mercato. In pratica, gli investitori temono che il rischio default sia ancora lì in agguato.
Flop dei bond sovrani, rischio default concreto
Record negativo
Il debutto dei bond sovrani sul mercato secondario è stato a dir poco imbarazzante. Il titolo decennale con scadenza 2030, che aveva esordito oltre i 50 centesimi, è già scivolato a circa 40 centesimi. Quelli con scadenza più lontana nel tempo hanno fatto pure peggio.
Quello argentino è un piccolo (e poco invidiabile) record, dal momento che non era mai successo che una ristrutturazione sovrana fosse seguita da un andamento così negativo sui mercati. Peraltro in questo periodo storico, dove gli investimenti nei mercati emergenti non offrono grandi occasioni – vista la paura del Covid – il bond sovrano avrebbe dovuto essere ancora più allettante.
Nessuno si fida più dell’Argentina
Il punto è che dell’Argentina non si fida più nessuno, soprattutto i market maker o ECN. E neppure gli si può dare torto. Infatti pur essendo un paese potenzialmente tra i più forti del mondo (economicamente parlando), l’Argentina vanta una serie di default da brividi dal secondo dopoguerra ad oggi. E l’andamento dei nuovi bond sovrani racconta che il mercato è convinto che presto ce ne sarà un altro, anche perché nessuno a Buenos Aires aveva messo in conto che ci sarebbe stata una pandemia a rendere tutto così terribilmente complicato.