Crisi nera per le compagnie aeree, la pandemia causa danni per 130 miliardi
La pandemia avrà un impatto violentissimo sul settore delle compagnie aeree. Per ritrovare una crisi analoga, occorre addirittura ritornare indietro al 2001, quando gli attentati terroristici negli USA provocarono forti restrizioni nei voli e un clima di panico durato diversi mesi.
La pandemia e la crisi del settore aereo
Definire con precisione i numeri di questa crisi è ancora impossibile, visto che nessuno sa con certezza quando si tornerà ad una pseudo-normalità. Tuttavia, secondo l’International Air Transport Association (Iata), la pandemia impatterà sui ricavi dell’intero settore per circa 130 miliardi di euro. Per questo motivo le diverse compagnie aeree sono settimane che chiedono un sostegno alle rispettive autorità e governi competenti, perché senza aiuti molti saranno costretti a chiudere o verseranno in stato di crisi per parecchio tempo. Con inevitabili ripercussioni sull’occupazione.
Il nuovo volto del mercato
Quello che è certo è che questa crisi cambierà in modo deciso il volto del settore dei voli. Il mercato europeo, caratterizzato da una forte frammentazione, dovrà necessariamente adeguarsi e compattarsi. Non ci saranno tante fusioni, ma soprattutto acquisizioni. In sostanza i grandi player assorbiranno i più piccoli e deboli. Se oggi le cinque compagnie aeree più grandi coprono circa il 70% del mercato, tra pochi anni forse arriveranno al 90%.
Il tracollo in Borsa
Nel frattempo, le compagnie hanno visto crollare il valore delle loro azioni sui mercati. Ryanair, prima compagnia aerea in Europa, dall’inizio di febbraio ha perso 35 punti percentuali. La IAG, vettore che inlcude British Airways e Iberia, nello stesso periodo ha perso il 36% sulla Borsa di Londra, e il crollo non sembra destinato ad arrestarsi visto che la compagnia britannica ha annunciato una riduzione del 75% della sua capacità di trasporto tra aprile e maggio. Peraltro proprio dentro IAG si conta la prima “vittima” del coronavirus: la Flybe ha dichiarato la bancarotta a marzo.
Proprio il tracollo di Flybe ha spaventato il mercato italiano, visto che la compagnia regionale si trovava in una situazione non molto dissimile rispetto a quella che affligge da tempo Alitalia. Si è così riaperto il dibattito sull’opportunità o meno di stanziare fondi statali per evitare il collasso del vettore tricolore, che dall’ultima settimana di febbraio perde ogni settimana circa 50 milioni di euro.
Anche la seconda compagnia in Europa, Lufthansa, non se la passa bene. Ha già annunciato che non sarà in grado di corrispondere alcun dividendo ai propri azionisti nel 2020, così da preservare liquidità in vista della crisi. Nel frattempo, in mezzo a ondate di volatilità (si veda in proposito il suo relative volatility index RVI), nelle ultime settimane il titolo ha perso oltre il 40% sul Dax (l’indice principale di Francoforte).
Le ricadute sui produttori di velivoli
Le ricadute si avranno anche sui contratti per differenza CFD dei produttori di velivoli. I vertici di Boeing hanno già chiesto lo stato di emergenza al Congresso Usa, così da beneficiare dei finanziamenti pubblici destinati alle imprese. Anche la francese Airbus sta patendo le misure di lockdown imposte dai governi. Il volume delle commesse in arrivo si è ridotto drasticamente.