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La dipendenza affettiva: quando una relazione finisce

La fine di una relazione d’amore implica per tutti lo stesso significato? La dipendenza affettiva è di appannaggio esclusivamente femminile? Sono soltanto le persone con un disturbi della personalità a sperimentare questa forma di legame? È possibile individuare una differenza tra una relazione interpersonale caratterizzata da dipendenza affettiva e una relazione basata sulla reciprocità?

Il DSM -5, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali non include la dipendenza affettiva tra i disturbi mentali diagnosticabili, nonostante ciò viene classificata tra le nuove dipendenze di tipo comportamentale.

Una premessa è necessaria per evitare di incappare nei luoghi comuni: il contrario della dipendenza affettiva non è l’assenza di dipendenza dalla persona amata dal momento che la dipendenza è insita in ogni relazione d’amore, specialmente nella fase iniziale.

Chi non ha mai sentito le farfalle nello stomaco, o ha atteso con impazienza l’incontro con il partner o rinunciato ad altri eventi per trascorrere delle ore con la persona amata, o ancora chi non ha sognato un futuro con il proprio convivente? Questo tendenzialmente svanisce con il passare del tempo, fa parte della naturale evoluzione del rapporto, l’altro diventa una base sicura, senza la necessità di conferme continue.

L’amore si basa sempre più sulla reciprocità: l’uno si occupa dell’altro, i compiti sono divisi e i ruoli interscambiabili. Le assenze sono tollerate e non mettono in discussione la validità del rapporto.

Ma cosa accade quindi di diverso quando un individuo sviluppa una dipendenza affettiva?

Wikipedia la definisce un tipo di dipendenza concernente il comportamento.

Robin Norwood, autrice dell’ormai celebre libro “Donne che amano troppo” introduce il termine love addiction utilizzato in Italia solo a partire dagli anni ottanta.

Per l’individuo con dipendenza affettiva la coppia è condizione indispensabile alla propria sopravvivenza, le proprie necessità vengono dimenticate, la propria routine messa da parte: nulla è più importante della relazione con il partner.

Frequentemente sono richieste attenzioni, prove d’amore: il timore di perdere la persona è fonte di angoscia e terrore, un incubo, qualcosa da impedire in tutti i modi possibili.

Gli autori che la paragonano alla dipendenza comportamentale individuano delle caratteristiche simili a chi fa uso di sostanze stupefacenti:

  1. Cresce il bisogno di vivere il proprio tempo libero con il partner (a discapito di altre relazioni interpersonali, hobby, impegni lavorativi, famiglia)
  2. Emozioni intense, difficili da tollerare tutte le volte che il partner è lontano o è percepito come distaccato dal punto di vista sentimentale
  3. Perdita di controllo alternata a vergogna e colpa

Questo non vuol dire che la persona con dipendenza affettiva sia sempre ben disposta verso il partner, o sottomessa come viene descritta dalla psicologia del senso comune. Inoltre molto spesso mette in atto delle strategie di controllo nei confronti della persona con cui è in relazione.

Possono verificarsi dei momenti in cui la rabbia diventa intensa, le richieste sempre più numerose e la ricerca di rassicurazione quasi costante. A queste si alternano vergogna e colpa per quanto verificatosi, ma anche paura di poter perdere il partner in seguito a quanto detto.

È un fenomeno complesso, troppo spesso ridotto ai minimi termini nelle descrizioni.

La complessità è anche data dal fatto che sia un costrutto transdiagnostico, possiamo ritrovarla in individui con diagnosi di disturbo borderline di personalità, altri con disturbo narcisistico di personalità, altri ancora con disturbo d’ansia e con disturbo dipendente di personalità.

Per comprenderne le caratteristiche, quindi, è utile individuare i motivi sottostanti alla dipendenza.

Proviamo ad ipotizzarne qualcuno (fondamentale l’aiuto di un professionista della salute per individuare le proprie difficoltà) relative al passato.

In alcuni casi gli adulti con dipendenza affettiva sono stati dei bambini i cui genitori si sono sostituiti a loro nella quotidianità, nelle decisioni, all’interno delle relazioni. In altri casi ritroviamo genitori assenti, poco inclini ad occuparsi dei figli.

Queste esperienze hanno fatto sì che l’individuo sviluppasse delle credenze ad esempio “ho bisogno di qualcuno che si occupi di me, perché io non sono capace”, o ancora “la mia vita non ha senso senza qualcuno da amare”, “solo se sarò amato potrò essere felice”, “se saprò soddisfare tutti i suoi bisogni, lui non mi lascerà mai”, “ho bisogno dell’altro per avere una conferma del mio valore”.

La persona con dipendenza può non essere consapevole dei meccanismi nei quali è incastrata, in alcune circostanze nemmeno gli amici o la famiglia sono in grado di comprendere fino in fondo il dolore dietro i comportamenti, ritenuti spesso una forma di amore molto intenso.

I campanelli d’allarme sono da ascrivere alla sofferenza sperimentata all’interno delle relazioni: un amore maturo implica un livello tollerabile del dolore, a differenza di quello che accade nelle relazioni caratterizzate da dipendenza affettiva.

È fondamentale l’aiuto di un professionista della salute mentale per comprendere il bisogno che si cela dietro ai comportamenti, per individuare ciò che non è stato soddisfatto nell’infanzia, per imparare un nuovo modo di vivere le relazioni interpersonali.

La psicoterapia permette di acquisire nuove consapevolezze, strumenti e comportamenti che aiutano il soggetto a creare relazioni appaganti e basate sulla reciprocità.

Bibliografia

Dipendenza affettiva

https://it.wikipedia.org/wiki/Dipendenza_affettiva

https://www.istitutobeck.com/terapia-cognitivo-comportamentale/dipendenza-affettiva

Dipendenza Affettiva