Produzione, dopo la pandemia si può ipotizzare l’inizio di un superciclo
Il mondo economico e finanziario si sta ricostruendo dopo i danni enormi provocati dalla pandemia. Alcuni settori si sono mossi prima degli altri, mentre alcuni hanno addirittura beneficiato della crisi pandemica per accrescere la produzione e svilupparsi. Inoltre i temi della sostenibilità, rispetto ai quali il mondo è diventato più sensibile, hanno innescato dei cambiamenti che per buona parte saranno irreversibili.
Ciclo economico, produzione e pandemia
Ogni produzione comincia a partire dalle materia prime. E grazie ai fattori che abbiamo detto poc’anzi, il mercato delle materie prime ha saputo rialzarsi dopo aver toccato il picco negativo a marzo 2020, nel pieno della crisi.
E c’è chi vede già un superciclo per le commodities, ossia un percorso di crescita che potrebbe durare degli anni. Una situazione in grado di attirare molti investitori, dal momento che un superciclo non solo consente potenzialmente rendimenti molto allettanti, ma non è neppure richiesto uno specifico market timing, proprio perché la tendenza al rialzo potrebbe durare parecchi anni.
Siamo all’inizio di un superciclo
Il punto adesso è un altro. Se è fuor di dubbio che le materie prime abbiano vissuto un forte rialzo dai minimi toccati a marzo 2020, si può intravedere il seme di un superciclo?
C’è un aspetto importante che in proposito va evidenziato. Un ciclo economico espansivo nasce, si sviluppa e muore. Poi si ripete. Attualmente siamo in una fase del ciclo di espansione dopo la crisi. Ma affinché possa nascere un superciclo, occorre che ci sia un fattore strutturale trainante per la domanda e per la produzione.
Facciamo un esempio: a inizio millennio il superciclo fu indotto dalla rapida crescita industriale delle BRIC (Brasile, Russia, India e Cina). Questo superciclo durato anni, si è fermato con la crisi del 2008, ed è stato accompagnato da una crescita esponenziale degli Etf sui paesi emergenti. Da allora però il mercato delle materie prime ha vissuto di alti e bassi, che più o meno hanno fatto evaporare i guadagni del primo decennio.
Il fattore trainante per il futuro
Stavolta un fattore trainante potrebbe essere la transizione energetica. Una spinta favorita dalla pandemia, che comporterà grandi investimenti in infrastrutture, per riconvertire gran parte dei processi di produzione. E quindi materie prime.
Basti pensare al maxi piano da 2.000 miliardi di dollari che il presidente Biden si è impegnato a stanziare a favore delle infrastrutture, un terzo è destinato al settore dei trasporti e dei veicoli elettrici. L’epoca dei carbon credit sta per finire, quella del petrolio non finirà presto ma è destinata a ridursi. Cose analoghe le stanno facendo in Cina, ma anche in Europa ci si muove in questa direzione.