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Recessione globale, rischio in forte aumento secondo i gestori di fondi USA

La paura che possa presto arrivare una nuova recessione si sta facendo sempre più largo, tanto che secondo un sondaggio di Bank of America questo timore è giunto al suo massimo livello dal 2009.

Perché è tornato l’incubo recessione

Il 38% degli investitori che sono stati sentiti dal gestore del fondo Merrill Lynch della Bank of America a settembre, prevede una recessione per il prossimo anno. Dal mese di agosto quindi la percentuale di pessimisti è cresciuta, visto che era del 34%. I fattori che non fanno dormire sonni tranquilli ai gestori di fondi sono diversi. In cima alla lista c’è la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, citata come principale fonte di preoccupazione dal 40% degli intervistati, e chi sa che cos’è la volatilità ha potuto constatare quanto la guerra dei dazi abbia fatto oscillare il mercato negli ultimi mesi. Solo il 30% prevede che possa esserci una risoluzione prima che avvengano le presidenziali statunitensi del 2020.

Politica monetaria e crescita lenta

La virata espansiva della politica monetaria (anzitutto della FED), nonché una possibile bolla del mercato obbligazionario sono state le successive due preoccupazioni più importanti. Un altro fattore che pesa sul sentiment dei mercati è il rallentamento della crescita, che viene evidenziato da tempo da molteplici indicatori di analisi fondamentale.

Ricordiamo che ad agosto anche il rapporto dell’agenzia dirating S&P ha evidenziato un rischio recessione in rialzo per gli Usa. L’orizzonte temporale è di 12 mesi, e in base alle valutazioni dell’agenzia di rating si pone al 30-35%, in crescita rispetto al 25-30% dell’ultimo trimestre.

Operatori prudenti

Il pessimismo degli operatori di mercato trova un concreto riflesso nei comportamenti. Infatti ad inizio settembre gli investitori settembre non hanno ancora mostrato segni di rotazione verso attività di “valore”, rimanendo in bilico tra ordini buy sell stop, e sovrappesati su investimenti che hanno sovraperformato in un contesto di bassa crescita e basso tasso. Solo il 7% degli intervistati prevede che le azioni di valore supereranno la crescita nei prossimi 12 mesi.