Il futuro del sistema bancario italiano è già tracciato. Il percorso sarà caratterizzato da concentrazioni e aggregazioni, perché l’attuale contesto non è fatto per la sopravvivenza dei “pesci piccoli“. Solo i grandi intermediari sapranno infatti reggere all’urto violento del coronavirus, e non senza difficoltà.
La nuova sfida del sistema bancario italiano
Lo shock per i piccoli istituti
Questa sorta di selezione naturale, dove il pesce grande mangia il pesce piccolo, delinea efficacemente il futuro del sistema bancario italiano. Il problema è che malgrado gli interventi di Governo, Ue, Bce e Banca d’Italia, lo shock patito dalle banche rimane comunque notevole. Gli oscillatori analisi tecnica evidenziano una riduzione dei margini che sarà forte per i grandi istituti, fortissima per quelli di minori dimensioni. Tra questi ultimi, solo in pochi riusciranno a venirne fuori senza grandi conseguenze. I fattori esogeni si dimostrano anche più severi di quanto ipotizzato nei precedenti stress test.
Il deterioramento del credito
Basti pensare che il sistema bancario italiano ha dovuto accantonare oltre 25 miliardi di euro nel solo primo trimestre 2020, per far fronte al deterioramento della qualità dei crediti. Parliamo del triplo rispetto dello stesso periodo del 2019. La crisi da Covid ha infatti messo il 65% delle piccole e medie imprese a rischio default.
Per questi motivi ci sarà un naturale incremento della digitalizzazione, della razionalizzazione dei costi e una maggiore tendenza verso il consolidamento dei player esistenti sul mercato. Le banche piccole, le più vulnerabili, necessariamente dovranno aprire le porte a possibili incorporazioni in quelle più grandi. O al limite procedere a fusioni tra di loro, per creare nuovi istituti di maggiori dimensioni.