Tassa sull’inquinamento, l’esempio della Svezia dice che funziona
Non tutte le tasse fanno male. Chiedetelo agli svedesi, che respirano aria più pulita proprio grazie ad una imposta che entrò in vigore nel lontano 1991.
La vecchia tassa sull’inquinamento
La tassa di cui parliamo si chiama “carbon tax“, e più genericamente si può vedere come una imposta sulle emissioni inquinanti. Il Governo impose un costo di 250 corone – circa 24 euro – per ciascuna tonnellata di CO2 che veniva emessa. Quell’importo è stato via via aumentato fino ad arrivare a 1.180 corone (114 euro) per tonnellata proprio quest’anno. L’applicazione di tale imposta ha colpito in modo trasversale tutte le tipologie di combustibili fossili. Dalla benzina fino al carburante diesel, passando per il gasolio per il riscaldamento. Con un duplice effetto: rimpinguare le casse erariali, incentivando nel frattempo l’utilizzo di fonti “green”.
Il bilancio più che positivo
A distanza di qualche decennio si vedono gli effetti benefici di questa tassa. Le emissioni di gas serra, che un tempo erano alte, si sono ridotte del 26%. Durante lo stesso periodo, l’analisi fondamentale macroeconomica della situazione svedese ha evidenziato una crescita del PIL nazionale del 78%. Se ci limitiamo solo alo scorso anno, l’imposta ha consente di drenare nelle casse dello Stato 24 miliardi di corone di maggior gettito.
Le mosse vincenti della Svezia
La cosa fondamentale per arrivare a questa “tassa di successo” è stata la capacità dei legislatori scandinavi di anticipare il trend, di capire cioè prima degli altri che bisognava agire per frenare l’emissione dei gas che soffocano l’aria che respiriamo. Unitamente ad una campagna di sensibilizzazione notevole sugli effetti del cambiamento climatico, ha permesso di introdurre questa tassa senza incontrare particolari resistenze tra gli svedesi, nonostante che il costo dei carburanti fosse già alto in partenza.
Il secondo elemento che ha consentito di fare centro, è stata la gradualità con cui questa tassa è stata applicata. All’inizio era contenuta, quasi simbolica. Poi anno dopo anno è stata ritoccata al rialzo. Si è così dato tempo e modo alle imprese di sviluppare progetti energetici alternativi come le rinnovabili. L’ultimo colpo da maestri è stata l’introduzione di un sistema di compensazione: per ogni tot corone prelevate grazie a questa tassa, le tasse sui redditi da lavoro più bassi sono state ridotte in misura corrispondente. Non ci si deve stupire se anche in Francia si comincia a studiare il modello svedese. Il modello svedese è diventato quindi un modello da esportazione, ma in Italia ancora non è arrivato.